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- Il calendario Ventura
FABIANO VENTURA
TESTIMONI DEL TEMPO
Il Calendario Epson 2019 celebra non solo la fotografia ma anche l’impegno decennale di Epson per la tutela dell’ambiente, nello sforzo continuo di rendere minimo l’impatto delle proprie attività e dei propri prodotti sul delicato equilibrio del nostro Pianeta.
Il calendario Ventura
Il Calendario 2019
Fabiano Ventura, fotografo, alpinista e appassionato narratore e divulgatore scientifico, da oltre 10 anni visita le grandi catene montuose del nostro Pianeta per raccontare e documentare come esse siano mutate a causa dei cambiamenti climatici. I grandi ghiacciai ritratti in foto del passato spesso non esistono più, si sono ritirati per lasciare il posto a valli detritiche o addirittura a fiordi e foreste. In questo senso essi appaiono come muti testimoni di quanto il nostro Pianeta sia cambiato negli ultimi 100 anni.
“Testimoni del tempo”, questo il titolo del Calendario Epson 2019, rende omaggio alla fotografia, alla ricerca e a chi è in prima linea nel preservare il nostro capitale naturale. Fabiano Ventura, profondo conoscitore di questo ambiente, con il suo progetto “Sulle tracce dei ghiacciai”, è riuscito a trovare una perfetta sintesi fra bellezza e rigore scientifico. Le sue immagini evidenziano un invisibile reale, la storia della riserva d’acqua dolce della Terra che anno dopo anno scompare, ma anche i cieli, le nuvole, il vento e le rocce che la maggior parte di noi mai vedrà dal vivo ma di cui si può sentire il respiro. Per Epson è stata l’ennesima straordinaria sfida: restituire in stampa l’atmosfera rarefatta delle alte quote dove il colore è più puro e l’intensità della luce rende nitido e scolpito ogni particolare.
Sulle tracce dei ghiacciai
Alla ricerca del passato per un futuro sostenibile “Sulle tracce dei ghiacciai” è un progetto fotografico-scientifico che si avvale del contributo di fotografi e scienziati per coniugare comparazione fotografica e ricerca scientifica al fine di analizzare gli effetti dei cambiamenti climatici partendo dall’osservazione delle variazioni delle masse glaciali. Con 6 spedizioni nell’arco di 10 anni destinate ai ghiacciai montani più importanti della Terra, il progetto ha lo scopo di produrre misurazioni glaciologiche e di realizzare nuove riprese fotografiche dallo stesso punto di osservazione e nel medesimo periodo dell’anno di quelle realizzate dai fotografi-esploratori di fine ‘800 e inizio ‘900. Il forte potere di comunicazione dei confronti fotografici unito ai risultati della ricerca scientifica contribuiranno a sviluppare una maggiore consapevolezza dell’impatto delle attività antropiche sul clima. La diffusione dei dati raccolti potrà sensibilizzare l’opinione pubblica sulla necessità di salvaguardare le risorse naturali per le generazioni future.
Viaggio virtuale
Viaggia attraverso questa mappa alla scoperta delle spedizioni del progetto “Sulle tracce dei ghiacciai” seguendo il racconto del fotografo. Clicca su ciascun marker per accedere ai contenuti aggiuntivi dai mesi da gennaio a giugno.
ICEBERG, PARCO NAZIONALE DI GLACIER BAY, ALASKA - Giugno
Una spiaggia sulla Glacier Bay, in Alaska, nel parco nazionale omonimo. Nella regione, che fino a due secoli fa era coperta da ben più vaste superfici glaciali, i ghiacciai stanno arretrando con ritmi incredibili, anche 15 km in un secolo. In questa zona infatti gli effetti dei cambiamenti climatici sono amplificati dalla particolare situazione geografica; molti ghiacciai sfociano nell’oceano, le cui caratteristiche di temperatura e di salinità, la presenza di correnti, la morfologia dei fondali, condizionano pesantemente l’evoluzione delle lingue glaciali. Solo un blocco di ghiaccio dai grandi cristalli trasparenti, mestamente appoggiato sulla spiaggia ghiaiosa, ricorda gli antichi fasti della Piccola Età Glaciale.
GHIACCIAIO CHAALATI DALLA VETTA DEL MONTE LASHKDILAR, CAUCASO, GEORGIA - Aprile
Caucaso, la grande catena divisoria fra Europa e Asia, dove alcuni geografi collocano la cima più elevata del nostro continente al posto del Monte Bianco. Il bacino di accumulo del settore meridionale del Ghiacciaio Chaalati, ormai non più confluente nel corpo principale, appare del tutto privo di neve. La riduzione delle nevicate invernali e le alte temperature estive di questi ultimi decenni hanno privato il ghiacciaio della sua alimentazione. Affiora solo ghiaccio grigiastro, frammentato dai crepacci arcuati e segnato dalle colate detritiche.
MONTE K2, KARAKORUM, PAKISTAN - Marzo
Il K2 con il drappeggio di nuvole, sfrangiate dai turbolenti venti occidentali, che nascondono lo Sperone Abruzzi, dove per primi salirono esploratori e alpinisti italiani. Creste e pilastri sembrano quasi fumare nel furore della tormenta che ridistribuisce tonnellate e tonnellate di neve, contribuendo ad alimentare il Ghiacciaio Baltoro. Lo sperone centrale della “Magic Line”, scolpito dalle frane e dalle valanghe, alterna neve, ghiaccio, roccia: un mondo minerale in continua e sempre più rapida trasformazione.
MONTE USHBA E GHIACCIAIO CHAALATI, CAUCASO, GEORGIA - Maggio
Dalla bifida cima del Monte Ushba, il “doppio Cervino del Caucaso”, scende la colata, segnata dai numerosi crepacci, che da ovest alimenta il tronco principale del Ghiacciaio Chaalati, appena visibile sulla destra. È un classico ghiacciaio vallivo composto, costituito cioè da numerose colate confluenti. I cambiamenti climatici recenti ne stanno però intaccando la struttura unitaria; la lingua principale è infatti arretrata di quasi 2 km dalla metà dell’Ottocento e diversi settori secondari si sono già separati.
MONTE K2 E GHIACCIAIO GODWIN AUSTEN, KARAKORUM, PAKISTAN - Gennaio
Il K2, la seconda montagna della Terra per altitudine, ma certamente la prima per la sua perfetta geometria piramidale, si innalza verticalmente per oltre 3 km dal Circo Concordia in Karakorum. Vero emblema dell’alta montagna, apparentemente insensibile a qualsiasi trasformazione, in realtà continuamente aggredita nella lotta incessante fra i fenomeni geologici interni che la stanno innalzando e i fenomeni esterni legati al clima che la stanno erodendo.
GHIACCIAIO GODWIN AUSTEN, KARAKORUM, PAKISTAN - Febbraio
Il Ghiacciaio Godwin Austen sempre in Karakorum, affluente del gigantesco Ghiacciaio Baltoro: la neve estiva, che contribuisce ad alimentare il ghiacciaio, non riesce a nascondere il deserto di sassi che ne costituisce la superficie, lo protegge dall’intensa radiazione solare e lo mantiene in vita. Piccoli uomini si muovono, come minuscole formiche, fra detriti rocciosi e vele di ghiaccio che fluiscono continuamente e lentamente verso valle.
Clicca su ciascun marker per accedere ai contenuti aggiuntivi dei mes da luglio a dicembre.
GHIACCIAIO REID, PARCO NAZIONALE DI GLACIER BAY, ALASKA - Luglio
Il Reid Glacier, tormentato dall’intrico dei crepacci, scende verso la Glacier Bay. È solo una delle numerose lingue che si dipartono radialmente dal gigantesco icefield, l’altopiano glaciale compreso fra le acque strette fra i fiordi della Glacier Bay e quelle libere del Golfo dell’Alaska nell’Oceano Pacifico. Morene antiche e rocce recentemente liberate dal ghiaccio ne segnano il cammino, insieme alla sfilata di cime spesso senza nome che chiudono l’orizzonte. È però la vegetazione pioniera in primo piano che cattura l’attenzione: il viola squillante dei petali in un mondo unicamente minerale sottolinea le capacità della vita di riappropriarsi dello spazio lasciato libero dal ghiaccio.
MONTE CHO OYU E GHIACCIAIO GYARAG, HIMALAYA, TIBET - Ottobre
Sul versante settentrionale dell’Himalaya, ai piedi del Cho Oyu, la sesta montagna per altezza della Terra con i suoi 8.200 m, spicca la limitata copertura nevosa dell’alta quota tibetana. Tutt’attorno l’aridità della steppa testimonia la grande differenza climatica rispetto al più nevoso versante meridionale nepalese. Il Ghiacciaio Gyarag appare infossato, appena visibile e in gran parte coperto da detrito, fra le imponenti morene laterali della Piccola Età Glaciale, incise verticalmente dai solchi dell’erosione concentrata. L’altezza delle morene dimostra l’entità della riduzione di spessore del ghiacciaio negli ultimi 150 anni in relazione al recente incremento delle temperature globali.
MONTE EVEREST E GHIACCIAIO RONGBUK, HIMALAYA, TIBET - Novembre
La piramide nera dell’Everest domina dai suoi 8.848 m il versante tibetano dell’Himalaya. Oltre 3.500 m di dislivello separano la vetta dal Ghiacciaio Rongbuk. La fase di regresso, in risposta ai cambiamenti climatici, è ben evidente anche in queste aree, seppur con caratteristiche peculiari. Si tratta infatti, come per la maggior parte dei ghiacciai himalayani, di un “ghiacciaio nero”, il cui settore inferiore è completamente rivestito di detrito, che in una prima fase riesce a proteggere il ghiaccio sottostante dalla fusione. Questa fase di protezione è ormai quasi conclusa: la fusione prosegue infatti nelle fasce dove il detrito è limitato, con la formazione di numerosi piccoli laghi sopraglaciali. Questi incrementano la degradazione del ghiacciaio e si uniscono, formando grandi bacini lacustri, come quello ben visibile in primo piano. Il settore inferiore del ghiacciaio viene quindi frammentato in due tronconi e diventa ancora più sensibile alla radiazione solare.
MONTE PHOLE E MONTE KHABUR, HIMALAYA, NEPAL - Dicembre
Versante nepalese dell’Himalaya nella zona del Monte Jannu, non lontano dal Kangchenjunga. Sempre fra le altissime vette, ma il clima è molto diverso rispetto al versante tibetano. I monsoni, ricchi di umidità oceanica, si scaricano in gran parte sul versante meridionale della catena montuosa, apportando intense nevicate estive che alimentano i ghiacciai. A causa della ripidità e dell’altezza delle pareti che li circondano, sono soprattutto le valanghe a rifornirli di neve. In questa situazione, un lieve indebolimento del monsone, con un apporto più ridotto di neve all’alimentazione dei ghiacciai, unito a un lieve incremento delle temperature estive che provoca maggiore fusione, porterebbe a un maggiore regresso glaciale. Sono i fenomeni che si stanno attualmente verificando in questa regione dell’Himalaya.
MONTE FITZ ROY E GHIACCIAIO BLANCO, ANDE, ARGENTINA - Agosto
Le guglie e i pilastri granitici del Monte Fitz Roy nelle Ande Patagoniche sul confine fra Cile e Argentina sembrano incombere sull’ampio mantello del Ghiacciaio Rio Blanco. È un paesaggio straordinario, ma la sua lettura non lascia dubbi. Sono infatti ben visibili ed evidenti le testimonianze di un intenso arretramento dei ghiacciai. I numerosi cordoni morenici che segnano i limiti degli antichi ghiacciai, i vasti specchi d’acqua che riempiono le valli, le ripide pareti rocciose che isolano la fronte attuale del ghiacciaio e che meno di un secolo fa erano coperte dal ghiaccio, tutto indica una continua ritirata delle masse glaciali, i cui ritmi stanno accelerando.
GHIACCIAIO SPEGAZZINI, ANDE, ARGENTINA - Settembre
Il Ghiacciaio Spegazzini nel Parco Nazionale di Los Glaciares (Patagonia Argentina) si getta nel Lago Argentino con una falesia alta oltre 100 m. Il ghiacciaio è alimentato dallo Hielo Patagonico Sur, il gigantesco icefield, altopiano vasto oltre 12.000 km², che raccoglie la maggiore quantità di ghiaccio della zona temperata dell’emisfero meridionale. Il Ghiacciaio Spegazzini, come altri nella stessa regione, sta rispondendo lentamente ai cambiamenti climatici e la sua fronte è quasi stabile da alcuni decenni. Ulteriore testimonianza di come il regresso glaciale sia un fenomeno molto complesso e nelle sue relazioni con i cambiamenti climatici si debbano considerare anche fattori locali. In questo caso, ad esempio, la vastità dell’altopiano di ghiaccio che lo alimenta.
Il progetto
Il progetto Calendario nasce nel 2000 per dimostrare concretamente l’alta qualità delle stampanti fotografiche Epson. Da allora, ogni anno, un fotografo italiano di fama internazionale firma con le proprie immagini quello che è diventato un prezioso oggetto da collezione.
Il Calendario, rilegato con un processo interamente artigianale e realizzato in 800 copie numerate, è composto da 9.600 fotografie originali, prodotte con stampanti, carte e inchiostri Epson, incollate manualmente una a una.
Prima di Fabiano Ventura altri grandi nomi ci hanno affiancato in quest’avventura: Giorgio Lotti, Franco Fontana, Mario De Biasi, Giovanni Gastel, Mimmo Jodice, Ferdinando Scianna, Gian Paolo Barbieri, Gianni Berengo Gardin, Massimo Vitali, Vittorio Storaro, Gabriele Basilico, Maurizio Galimberti, Stefano Unterthiner, Luca Campigotto, Renato Marcialis, Francesco Radino, Andrea Pistolesi e Cristina Omenetto.
Un calendario a emissioni zero
Per sottolineare l’importanza che Epson attribuisce al rispetto dell’ambiente e la scelta del tema dei cambiamenti climatici per il Calendario 2019, l’edizione di quest’anno è eco-compatibile grazie al supporto di Epson Italia a progetti di nuova forestazione compensativa, sviluppati dentro la città di Milano in collaborazione con Rete Clima non profit, nell’ambito del programma “Emissioni CO2 Zero”.
Con il supporto di Rete Clima abbiamo infatti calcolato l’impatto ambientale di ogni fase produttiva del Calendario, regalando piante ai cittadini del Comune di Milano per compensarne le emissioni.
Epson Italia collabora già da alcuni anni con Rete Clima, con cui ha svolto altre attività di forestazione compensativa presso Parco Nord Milano.
Rete Clima è un ente non profit (ETS) che promuove azioni di Corporate Social Responsibility (CSR) e di sostenibilità nel settore privato e degli appalti pubblici.
Fabiano Ventura
Fabiano Ventura è un fotografo paesaggista specializzato in tematiche ambientali. Dopo numerose partecipazioni a spedizioni scientifiche, fotografiche e alpinistiche, nei luoghi più selvaggi e remoti della Terra, dal 2007 è impegnato nel progetto “Sulle tracce dei ghiacciai” di cui è ideatore e direttore. La sua sensibilità al sempre più grave problema dei cambiamenti climatici lo ha portato in questi anni a concentrare gran parte della sua attività su un obiettivo: diffondere il più possibile tra il grande pubblico la conoscenza di questo fenomeno. Così, accompagnato da ricercatori e registi, è andato a fotografare dal vivo le incredibili trasformazioni dei ghiacciai più grandi del mondo e sta divulgando i risultati del suo lavoro attraverso la realizzazione di mostre, conferenze, programmi didattici, installazioni, documentari.